Categoria: Spillature
Pagine: 40
Prezzo: € 5,00
ISBN: 9788889299623
Anno: 2010

Due sembrano essere i criteri, sia pure limitatamente a un numero di testi essenziale, che hanno guidato le scelte di Albisani dentro gli Epigrammi di Marziale: la fortuna e il ruolo del poeta, con i suoi bisogni, le indigenze, le illusioni; e il pubblico, che dovrebbe pagargli i versi e invece, in un'epoca nella quale non esistono ancora i diritti d'autore, glieli ruba. Inutile aggiungere che i due criteri sono l'un l'altro complementari, a formare un microcosmo nel quale autore e utente rappresentano due aspetti del medesimo spaccato di vita, così come nel microcosmo si riflettono potentati e caratteri della scena imperiale romana, politica e sociale. Sul primo versante ricorrono componimenti che ribadiscono la volontà, da parte di Marziale, di prendere le distanze dall'inattualità della tragedia mitologica e dell'epica eroica, i cui testi sono nondimeno lodati e ammirati. Ma tutti, aggiunge il Nostro, «Lodano quelli, e leggono i miei versi». Così anche pochi frammenti dell'opera intera bastano a far emergere lo spirito compendiato nel celebre «sa d’uomo la mia pagina». Sull'altro versante scorrono in rapida successione davanti agli occhi del lettore esempi delle tante occasioni che ritornano e si accavallano nel corso dei 12 libri a cui il poeta consegna il proprio lavoro: matrimoni d'interesse, plagi, scandali, pettegolezzi, calunnie, invidie, vendette. Si può vedere tuttavia come la maschera arcigna del moralista non sia quella che meglio si attaglia alla fisionomia poetica di Marziale, che se non rischia l'indulgenza comunica spesso però un sentimento di malinconica rassegnazione davanti alle più ordinarie miserie. Quando invece l'epigramma deve colpire nel segno, la soluzione preferita è quella dell'epilogo caustico a cui il traduttore fa corrispondere, con esiti di felice sorpresa che tanto più rimarcano e valorizzano la soluzione imprevista, lo schiaffo della rima.

Traduzione di Sauro Albisani
In copertina un disegno di Nancy Watkins


da Roma liberatutti

Aulo, i miei versi piacciono
a chi ascolta o li legge;
ma un certo poeta spiega
che l’accento non regge.
Che cosa me ne frega!
Preferisco che i piatti
della mia cena lascino
gli ospiti soddisfatti
e non i cuochi.

 

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