Categoria: Tarsie
Pagine: 40
Prezzo: € 8,00
ISBN: 9788889299081
Anno: 1998
Note: Prima edizione di trecento esemplari numerati

Un casto sarcasmo e la carità – la grazia – della poesia che salva e sottrae l’esperienza alla sua brutale insignificanza, circuisce in questi versi la figura del VAM. Chi è il VAM? «Chi sono io?» grida questa chimera notturna, metà dèmone, metà ragazzo... Il VAM è appunto un ragazzo indemoniato che si degrada e educa negli estenuanti turni di guardia cui lo obbliga il ruolo di capoposto nella Vigilanza Aeronautica Militare. Un soldato di leva dunque che conoscerà dell’eroismo solo la fatica irreale e della gloria, se mai l’ha sognata, lo sfavillio fosforico dei deliri notturni: quella luce o allucinazione quasi mesmerica che trapassa la tetraggine della camerata o la tenebra dei turni di notte, e attraversa tutto il cupo, e gaio e luminoso, poemetto di Albinati. Un poemetto che consacra, come una pittura antica, una vigilia, una veglia, al modo profano però di un Rauschenberg, mischiando graffiti a citazioni cólte a sprazzi di eroica e derelitta contemporaneità.

Con cinque disegni di Piero Pizzi Cannella


da Capodanno del VAM

La verità va detta anche se indebolisce o abbellisce
e il VAM è sincero come una conchiglia nel secchio
dopo che ha espulso il verme e riposa.
Lui è diverso da quelli che gli somigliano
ha almeno cent’anni, la sua neve non si scioglie
ormai tiene la divisa pure in libera uscita.
Forse diranno di lui che è morto in battaglia
il figlio del giornalaio è morto come un valoroso
gli faranno una statua di bronzo sul colle.
La pace non esiste. Minuto contro minuto
ora contro ora, tutti nemici poiché uguali e senza dio
feroci Assiri arrotano le unghie
e stirano i riccioli nel granito. Non lineare
corre la notte di guardia a Capodanno: l’ora speciale
viene raggiunta e oltrepassata, ma poi ritorna
più volte nei turni che separano dall’alba
che filtra bagnata sotto le porte.


Recensioni

CANTO NOTTURNO DI UNA GUARDIA

di Enzo Siciliano

Capodanno del Vam declina il titolo della plaquette di Albinati, accompagnata da cinque disegni di Piero Pizzi Cannella, cinque lucertoline schiacciate con il carboncino sulla carta. Albinati è poeta dal respiro quasi deliberatamente narrativo (vedi La comunione dei beni), ma è anche narratore che inclina al poemetto in prosa, al sigillo in enigma del pensiero (vedi Orti di guerra). Capodanno del Vam è un carme (diciamolo in modo foscoliano) dedicato alla naia. Il Vam è la sigla che indica la Vigilanza Aeronautica Militare; in gergo, il capoposto di sentinella per gli avieri di leva. «A Capodanno il Vam monta di guardia / come uno spirito ironico, una sentinella celeste / e sente sotto i polpastrelli la stoffa dell’eroe...».
Inscenano le quattro sezioni della composizione la guardia della notte di San Silvestro, e il rapporto padrone-schiavo che s’instaura fra capo e sottoposti: un capo che «la notte veglia e volteggia pensando / a una quantità di cazzi che non ci s’immagina. / Ha le ali. Traslucide. Il collo rasato e la divisa zozza...». E gli altri sono ragazzi che possono aver «giurato di darsele la domenica, quando il campionato / risveglia nel sangue maschio il ricordo del borgo / persino in chi tifa per una squadra di un’altra città...». Così la nottata rivela una vita «di cui si utilizza appena un soffio», e un tempo, «concava sospensione» o «cosa piccola», che «si acciambella come un roditore in letargo». Vita italiana: ma osservata con uno sguardo che ne sconvolge i gesti magari vani.
Una poesia che non fa i conti esornativi col metronomo, ma si scioglie nell’arco di una dinamica conoscitiva, aggancia l’esistenza all’intelletto, e di intelletto e sensibilità si fa piena. Finisce la notte del capodanno, e «l’ora corre a valle in un torrente di sputo».

«L’Espresso», 19 novembre 1998

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