Categoria: Tarsie
Pagine: 40
Prezzo: € 8,00
ISBN: 9788889299333
Anno: 2008

In queste pagine si aggira una metamorfosi in pelliccia, una fata che cambia a vista, una mercuria, una chimera – una felis chimera: insomma, una gatta. Che il suo buio fulgore attraversi la casa incantandola, o si anelli su sedie e letti, ai sonni o alle cacce, la feroce agnella nera e tenera pantera, ossimoro finalmente incarnato, incanta anche gli occhi sempre aperti del poeta che la segue perdutamente, la spia, giorno dopo giorno, preso dal suo proposito assoluto e dichiarato: «... tu nera sul candore / dominerai della carta, e la mano / ti verrà dietro felice, farà / la sua figura: un profilo di gatta». Una gatta che è un compendio innamorato di natura messa sottosopra e moltiplicata: scoiattolo nero, nera volpicina, scimmia volante, pantera abissina...
La voce è sempre quella, inconfondibile, dell’autore di Gatti e prodigi, portata ora su un registro di grazia, pronta a intonare ariette e cavatine, con modulazioni di quotidiana tenerezza che non escludono l’ironia e lo scherzo buffo.

Con nove disegni dell’autore


da Profilo di gatta
            

Apriremo un piccolo paradiso
precario, messo su con gioie
di tutti i giorni: i giochi, i sonni
sulle ginocchia e le giravolte
rituali intorno ai fornelli, a ciotole
mai puntuali: basta
con l’inferno, l’infermo e il bazar
di tutte le diavolerie che è stata
la mia poesia: tu nera sul candore
dominerai della carta, e la mano
ti verrà dietro felice, farà
la sua figura: un profilo di gatta

 

                       *

Tu furietta di marte, armata, alata
mercuria che attraversi la casa
e la incanti, se vegli o dormi, incanti
i miei occhi, sempre aperti, nera e tenera
pantera, il giorno la notte, per vederti
ai sonni o alle cacce, luce buia
nel buio balenante o che si anella
su sedie e letti – e sparge il suo fulgore
nei miei versi


Recensioni

Profili gatteschi

di Domenico Vuoto

La gattità, voce coniata e adoperata da Gianfranco Palmery in una poesia del 1980, inclusa nel suo Mitologie, è il compendio dei caratteri e comportamenti del noto felino. Ma è anche, di riflesso, il sentimento, la vocazione inconfessata – e puntualmente vanificata – a impossessarsi dell’anima gattesca da parte di chi il gatto ama, ne è ammirato e non di rado posseduto.
In un certo senso si potrebbe parlare di volontà o ossessione simbiotica con l’animale, con le sue forme e metamorfosi, i suoi sonni e sogni – sempre vigili. Ma allora quali vibrisse e giochi e movenze e morbidezze artigliate associare a quelle del felino (coscienti di essere nettamente in difetto di offerta e di scambio) se non la risorsa della parola? La parola narrativa o composta in versi, naturalmente.
Gli esempi nell’ambito poetico non mancano. Penso alle gatte del Tasso, al famoso gatto baudelairiano, ai gatti di Verlaine, di Sinisgalli, ai mici tuttofare di Eliot.
Penso, per venire al presente, ai gatti di Gianfranco Palmery.
L’opera poetica di Palmery ha da sempre incrociato e accolto gatti nel suo percorso. E, bisogna dire, con un amore esclusivo geloso sensuale. Un tempo, tribù di gatti; oggi una sola, Marzia, che tuttavia spadroneggia nella casa e nella mente del poeta e, in parte, con la sua presenza, suggerisce e ispira versi. Luce, Guendi, Heidi e Narciso, di anni fa; la gatta notturna, per pelo e temperamento, di adesso. Universo felino raccolto in due belle Tarsie delle edizioni Il Labirinto, Gatti e prodigi del 1997, Profilo di gatta del 2008. Due libri legati da una continuità di ispirazione, capaci di fondersi in un unico intenso canto. Ma con qualche differenza di tono tra il primo e il secondo che varia e arricchisce lo scandaglio sentimentale, ideale e perfino etologico in quella gattità di cui si diceva. Austero, a tratti struggente nella raccolta del ’97. Prendo, non a caso, i versi iniziali di una poesia tra le più belle mai destinate ai gatti e all’umana corrispondenza con essi. “Forse ce ne andiamo via tutti insieme – avanti, / mia bella carovana: siamo rimasti / in tre di tutta la felina famiglia / o il tempo ancora ci assottiglia – con voi / al fianco, code orecchie tese attente, / voglio entrare nella terra, nelle tenebre, / come foste la mia funebre scorta…” (Dove l’identificazione con l’amato animale da parte del poeta è evidente e non si capisce se sia lui, trasformatosi in gatto, a fare da divinità psicopompa, o il contrario).
Tono spesso arioso, giocosamente ironico, nel libro attuale. Significativa, in questo senso, la prima quartina della poesia con la quale si apre il libro: “Senti un po’, gatto sacro dell’antico / Egitto, l’Egitto antico è finito / da un pezzo e tu non sei un’icona e io / la tua nicchia: qui nessuno è più dio…”
Il gioco pirotecnico di assonanze e allitterazioni e invenzioni metamorfiche (valgano alcuni versi dove la gatta trasmuta di volta in volta in capriolo e pantera, scimmia volante e scoiattolo nero) fa di Profilo di gatta un libro di rara grazia e felicità stilistica, dispiegate in una serie di petites musiques o, come si può leggere nel risvolto editoriale, “ariette e cavatine, con modulazioni di quotidiana tenerezza che non escludono l’ironia e lo scherzo buffo”.

«Il Grandevetro», XXXIII, 195, aprile-giugno 2009

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