AA. VV.
È possibile viaggiare dentro un labirinto? Viaggiare, come ai veri viaggiatori accade mentre partono e non si chiedono dove andranno - suggerisce Baudelaire - et, sans savoir pourquoi, disent toujours: Allons! Sembrerebbe di no, sembrerebbe che in un labirinto ci si possa solo aggirare, cercando invano una via d’uscita. Eppure col presente volume torna un labirinto - ma è venuto il momento di ritrovare l’iniziale maiuscola - che ha provato da sempre a smentire tale supposizione. Il Labirinto, questo il nome della nostra casa editrice, nasce infatti nel 1981 per dare luogo alla poesia, quell’esercizio che nella massima esattezza del dettato crea prospettive potenzialmente senza fine, slarga le dimensioni naturali forzando le leggi dell’ottica. E del tempo. E questo anche quando si dà nel periplo di una stanza, come quella del settecentesco capitano Xavier de Maiste, lì ristretto per un’infrazione al codice militare.
Il Labirinto torna dopo un periodo di silenzio dovuto principalmente all’assenza di chi, ponendone le angolarità di fondazione, ne aveva disegnato l’originale fisionomia, secondo un progetto in cui qualità dei testi e dell’immagine si tenevano e stabilivano un continuo. Ricomincia senza Gianfranco Palmery, lo straordinario poeta ed editore di poesia troppo presto mancato, quanto non solo non è semplice per i suoi amici, ma comporta una responsabilità ancora tutta da capire.
Abbiamo così pensato di ricominciare con una riflessione sul viaggio, secondo le particolari strategie dei poeti convocati. Poeti di generazioni diverse, autori affermati e giovani di sperimentata vocazione, voci accomunate da una ricerca di scrittura che fa della pagina un luogo privilegiato ed esposto. E tra i poeti ci è parso bello comprendere la voce di Gianfranco, con un inedito di mirabile nitore, un dono.
Le risposte dei poeti, come il lettore potrà verificare di seguito, sono state le più diverse com’era, oltre che inevitabile, auspicabile e giusto. E il viaggio, costeggiandone i luoghi, ha preso spesso per le vie della memoria, dell’interrogazione, del bilancio esistenziale, del sogno. Ne è derivato un portolano che si offre con i suoi contorni via via rilevati, le sue linee sorprendenti e asperità che domandano solo di essere percorse, seguite da uno sguardo amoureux de cartes et d’estampes.
(Prefazione a “Forse un altrove”, di Marco Vitale)
Dell’Antologia “Forse un altrove” una prima edizione si compone di 99 copie numerate da 1 a 99
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