Ecco ancora una volta disegnata la parabola che sempre va da «disperazione» a «morte», così tipica della poesia di Ricci; il quale, in una delle venti poesie (che molto a queste somigliano) de La confessione, l’ultimo grande testo delle Segnalazioni, si definisce «un werther leggero». Leggero, ma non per questo meno tragico. E tali sono non poche di queste poesie: leggere e tragiche. Fatte di rapidi appunti o di annotazioni diaristiche, dei piccoli ma rovinosi crolli della quotidianità, di sorpresi abbandoni e di malessere, dell’amore e del suo rovescio; come di folgoranti squarci aperti sulla città del padre e sua, attraversata, percorsa e cantata, perfino, a momenti, deponendo il peso di quel dolore morale con il quale Ricci ha sempre convissuto.
Scegliendo, fra le tante che lasciò inedite, queste brevi poesie, si è voluto privilegiare la sua vena più arresa (eppure tutt’altro che disarmata); certe zone franche ai confini della sua poesia più compiuta: quelle in cui egli può anche abbandonarsi, impudicamente, alla confidenza di amici e lettori, sfrangiando a più vive tinte l’abituale umor nero. Sono allora atone o maligne autoironie, parodie e amari sberleffi a far vibrare le corde di questa antifrastica arpa romana.
da L’arpa romana
Tornei
Sere imponenti. La gente
si riproduce. Così come
una stagione ruba il posto
dell’altra. Come il tempo
si piazza sul già passato.
O il trionfo
edifica sulle rovine.
Per vivere è sapiente
questo rancore,
il gusto della tabula rasa.
PER L’ARPA ROMANA
di Alberto Toni
«Avanti!», 1 novembre 2007
Sotto il titolo «L’arpa romana» sono riunite a cura di Francesco Dalessandro, ventuno poesie di Alessandro Ricci.
«Ecco, con ciò, ancora una volta – scrive Dalessandro – la parabola che sempre va da “disperazione” a “morte”, così tipica della poesia di Ricci». Poesia leggera e tragica al tempo stesso, di un «werther leggero», per stessa definizione dell’autore. [...]
ALESSANDRO RICCI, L'ARPA ROMANA
di Giancarlo Pontiggia
«Testo» gennaio-giugno 2008
[...] Severo, malinconico, spesso duro, pieno di verità non solo di ordine esistenziale, L’arpa romana è libro che non ci delude mai, dalla prima all’ultima pagina, che ci pare anch’esso fraterno e autentico, e ci spinge a rileggere le opere precedenti di Ricci – così trascurate in sede critica – a far nostro, insomma, un poeta vero che forse non ha mai creduto di esserlo fino in fondo.
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