Colto in flagrante a rubare libri e sequestrato da due sconosciuti decisi e beffardi, il protagonista si scoprirà spiato, sorvegliato e filmato nelle sue piccole malefatte e abiezioni da una cricca di misteriosi personaggi che, forti delle prove raccolte su di lui, vorrebbero farne lo strumento di un loro piano criminoso. Ma il ricatto, se è tale, è assai strano, spropositato, sproporzionato alle sue «colpe» scoperte. È forse invece una colpa nascosta a renderlo vulnerabile, o solo il rimorso di una presunta colpa, motore vero di questa storia, che chiede, e l’avrà, la pena più dura.
Lo scenario e i tempi sono quelli di una Roma degli anni ’80, resa per alcuni luoghi esemplari: la galleria Colonna, un palazzetto al Flaminio, il lungotevere dove si chiuderà la vicenda.
Intrigo è un racconto notturno, ironico-onirico, la recita burlesca di un segreto doloroso, una parade fantastica trattata con la minuzia di una cronaca, ed è anche un’allegoria sulla imperfezione e sulla perdita – oltre che un’irrisione liquidatoria della superstizione dell’intrigo e dell’intreccio. Se allude a archetipi letterari quali il sosia o il doppio è per eluderli sornionamente, così come, se chiama in causa Poe, il Poe filosofo e fisico visionario di Eureka, è per virare ciò che può apparire straordinario e fatale al grigio di una futile casualità.
In copertina un dipinto di Nancy Watkins
da Intrigo
[...] Attraversò lentamente il giardino. Era stordito, assonnato, con il soprabito sulle spalle, il libro di Poe stretto in mano, aspettava che gli aprissero il cancello. Lo avevano spiato, sequestrato, ricattato, e adesso lo congedavano come un ospite con cui si è trascorsa amabilmente la serata e si accompagna alla porta. Che lo lasciassero andare, che mollassero di colpo la presa, lo angosciava quasi più che se si fosse arreso alle loro richieste. Perché quel cambiamento? Che era successo? O quella cedevolezza apparente era parte del piano, e non diminuiva, anzi sembrava rafforzare, il loro potere su di lui?
Ma la stanchezza stemperava l’angoscia, la ovattava, come l’aria della notte novembrina stranamente tiepida che lo avvolgeva. Il cancello finalmente stava aprendosi davanti a lui che, prima di uscire, girò la testa verso il villino. I due erano ancora lì, lo osservavano dalla soglia. [...]
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