Categoria: Stanze
Pagine: 100
Prezzo: € 12,00
ISBN: 9788889299814
Anno: 2016
Note: con una nota di Giancarlo Pontiggia

Un sentimento di ansiosa precarietà pervade il mondo poetico di Marco Vitale. Oggetti, luoghi, persone sembrano ogni volta sul punto di perdersi, come se la ruggine del tempo potesse intaccarne da un momento all’altro la fragilissima patina. Di ciò che è stato, sopravvivono solo labili indizi – esili giunzioni, fili, lumi, soffi di un tempo remoto – che hanno a volte la consistenza di un sogno, e cui il poeta può opporre solo i fragili, anch’essi, eppure così tenaci, moti del cuore. Ne è spia la sintassi poetica, intessuta di vocativi, inversioni, reduplicazioni intensive, interrogative cariche di pathos («Possibile, nessuno parla, possibile?»), gerundi che sospendono il movimento dei pensieri, quasi a eludere il loro rovinoso volgersi a un esito immancabile, immedicabile. La tonalità affettiva, naturaliter elegiaca di ogni verso coinvolge non solo la materia domestica e memoriale (una proustiana «lanterna di figure»), ma anche il mondo della natura: cieli, nubi alte, lumi che s’incastonano nella retina degli occhi, luoghi resi sacri da un transito – da un gesto che li illumina per sempre, sottraendoli al pauroso «periplo di buio» che li insidia – si colorano di una loro umanissima pietas. In questo libro di grazia prodigiosa e di struggente intensità, equamente diviso fra strazio e lenimento, lucida percezione del nulla e ostinato risorgere di un mondo di amorose illusioni, il caravaggesco diversorium della Vulgata, cui si allude nel titolo, e che il poeta rivive nel ricordo dei «grandi presepi napoletani che da piccolo mi incantavano», si fa emblema della vita stessa, con le sue perenni, insondabili contraddizioni, il suo misterioso gioco delle parti che l’autore fa balenare, proprio nell’ultima pagina della raccolta, con l’improvvisa apparizione, da un punto lontano, quasi improbabile – eppure così vero – della storia, di un Marcus Vitalis, oste «nell’antica Lugdunum», che potrebbe benissimo reggere la locanda di muschi e di legni della Santa Notte, mescere il vino che ci consola e insieme ci sprofonda – ignari di tutto – nel grande buio del mondo.

Dalla nota di Giancarlo Pontiggia
In copertina: Disegno di Enrico Pulsoni


da Diversorium

Le scontornate immobili colline
quella luce cordiale quel settembre
che riconcilia
Tutto era raccolto in uno scatto
di un altro tempo
un tempo calmo e vostro
che immagino al lenire di un raccordo
di poche voci

Una sera di luci, di promesse
come ingannevole fa brillare la vita

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