Una essenzialità minerale, riflessiva, è la caratura di questa poesia, che del resto ha in sé getti e arborescenze, nodi e radici da misurare con altri carati – giusta l’induzione lessicale che ha evocato il kerátion, o seme del carrubo, albero che scintilla nella terra e nell’opera del poeta...
Sette poemetti, tutti articolati in tre strofe di varia lunghezza, o tre tempi; poiché il tempo signoreggia univocamente nei Poemetti elementari: è il primo elemento, non univoco nei suoi momenti e movimenti se di tutti gli elementi minerali e vegetali – fiume, terra, mare-specchio, ulivo – è corpo e moto: più Vertunno che Crono, monotono e mutevole, sempre uguale e irripetibile.
Si esprime anche attraverso il simbolismo di numeri perfetti e virtuosi il senso di una possibile e pur sempre precaria perfezione, una visione di tregua che non ignora l’inquietudine della scadenza e le insidie di una quotidianità minacciosa, e dunque il bisogno di compimento e appeasement che potrebbe riconoscersi in un «tramonto perfetto» se non presagisse, al di qua del sogno, «una trappola anch’essa perfetta».
Con otto disegni di Enrico Pulsoni
da Poemetti elementari
Poemetto dello specchio
1
In quest’ora d’alba
il mio specchio:
lo specchio-mare
ondoso al gioco
di una memoria profonda
e i volti e le parole
le levigate parole
2
Quanti i giorni? e i mesi? e gli anni?
E già lo specchio raggela
una sottile ruga della mente:
la nuova è bagliore grigio
o fiato che io solo colgo
in questo mio specchio-mare
Tutto deborda verso il tempo
– è il mare ora il tempo –
3
Ma possente il tempo
se inarca anche questo mio cuore
nello specchio autunnale delle acque
là dove la parola si disfa
silenzio ondoso
memoria