Simbolo di spartizione e di chiusura, cifra dell’attenuazione e dell’enfasi, il quattro è il numero che, nella sua duplicità, sostanzia e informa le singole poesie come l’intero libro, e insieme è il fermo sigillo apposto a una esperienza di perdita e di inquieta ricerca.
La spogliazione delle passioni, la caduta delle mitologie personali, e l’ansia, l’anelito all’alto, all’Altro – insomma, la tensione iniziatica che percorre questi versi si risolve, in verità, in una distensione iniziale, procede da inizio a inizio, nella successione rapida delle quartine, nel veloce, incessante chiudersi e riaprirsi del pensiero nella misura dei quattro versi, con un fitto fiorire di immagini e metafore, per inscenare il Teatro della Scelta, o piuttosto un va e vieni tra cielo e terra, tra sacro e profano. La scelta vera, l’unica possibile per il poeta, è già compiuta; quelle scelte che sembravano incombere, tra «tenebre e cielo, chiostro e mondo», sono state vissute, viste come scene – soppesate, lasciate passare, perdute: è uno smacco esistenziale che non trova rimedi celesti, un gap metafisico cui fa da ponte luminoso solo la poesia.
Scritte tra il 1986 e il 1988, uscite per la prima volta nel 1991, in edizione d’arte, le quartine che compongono In quattro costituiscono un momento tanto segreto quanto importante nella storia della poesia di Palmery. Note a pochi, ammirate da lettori speciali come Baldacci e Quinzio, andavano giustamente riproposte a una cerchia più ampia di lettori.
Con quattro incisioni di Edo Janich
da In quattro
XXI
Ecco che resta: osserva le sulfuree
fatue tue mitologie – scivolate
via come pelli e parevano infernali
camicie di Nesso: raggrumate
squame, lacerti, laceri brani
riarsi, ormai letame o veleni
del tempo: repellenti reliquie che dicono
la disdetta e la grazia universali.
LA QUARTINA E LA MISURA DEL PENSIERO
di Marco Caporali
da «L'Unità»
[...] La misura canonica della quartina offre l’involucro, letterario e vitale, (mai i termini appaiono disgiunti), alla sostanza informe, aerea, terrena della meditazione. Quartina che formalizza la chiusura del mondo in un nucleo di pensiero, e quindi la posizione dell’individuo nel mondo. I quattro punti cardinali, da cui discende la provvisoria collocazione dell’uomo nello spazio, ne disegnano la regola immutata, l’immobilità nel movimento. [...]
IL MISTERO MINERALE
di Sergio Quinzio
da «Leggere»
Nel corrompersi e nel perdere significato delle parole – di cui l’uomo e anzitutto il poeta contemporaneo, basti il nome di Celan, fa l’esperienza – non posso neppure dire «pietà» per esprimere il sentimento che suscitano in me le quartine di Gianfranco Palmery. [...]
SU IN QUATTRO
di Stefania Portaccio
da «Galleria»
Dice Jung che è nei crocicchi più bui che l’anima si incontra, che si «fa anima». Anche per Palmery solo nel crocevia dell’interiorità la morte e la vita si misurano, ma non si tratta qui, come per Jung, di un momento di crescita; è invece condanna, clausura entro i gusci, ugualmente angusti, del cranio e dell’anima. [...]
IN QUATTRO
di Luigi Fontanella
da «Gradiva»
Scritte tra il 1986 e il 1988, uscite – come informa il risvolto di copertina – per la prima volta nel 1991, in edizione d’arte, le quartine che compongono questo elegante libretto (impreziosito da quattro incisioni di Edo Janich), confermano la raffinata ricerca di un poeta, saggista e traduttore romano appartato, nonché alieno da qualsiasi conventicola di parte [...]
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