Le odi appartengono all'ultima grande stagione della poesia di Keats, prima del silenzio e della malattia che avrebbe spento la sua breve vita. Esse forse sono «l'arazzo ricco di simboli per l'occhio dello spirito» di cui si parla in una celebre lettera. Le gemme di lingua e di pensiero sparse a piene mani nei sonetti – il vero banco di prova della sua poesia: componimenti ricchi di spontaneità e varietà che preludono talora a qualcosa di più complesso – nelle odi si fondono in un articolato procedere del ritmo e del pensiero. La lingua di Keats non rinnega la tradizione, ma accoglie con naturalezza anche il lessico del tempo; il suo verso, specialmente in queste sei odi, è preciso, sonoro, sapiente e nel contempo appassionato. Dalessandro ha scelto di renderlo in italiano con libertà e qualche inevitabile rinuncia (per esempio alla rima), preservandone al massimo precisione e concretezza.
Traduzione di Francesco Dalessandro
In copertina un disegno di Nancy Watkins
da Ode sull'indolenza
Svanirono, e davvero avrei voluto le ali.
Folle! Cos’è l’Amore? E dov’è mai?
Ah, la povera Ambizione, che sgorga
dal fervido, piccolo cuore di un uomo!
E la Poesia? No, per me non ha gioie
dolci come un meriggio sonnolento
o sere colme del miele dell’indolenza.