Madrigali e altre maniere amare
In questa nuova raccolta di poesie il titolo Amarezze, di bella, esatta icasticità, e il sottotitolo Madrigali e altre maniere amare, suggeriscono il punto di arrivo nominale, e non solo, di un percorso dove la forte originalità del canto si specchia e invera nella coerenza tematica. I temi sono quelli ricorrenti nelle altre raccolte di Gianfranco Palmery: la consunzione del corpo adombrante un generale processo di dissolvimento del mondo fisico o, quantomeno, una sua corruzione o riduzione a realtà larvale; il dolore e la morte, la stupidità e insensatezza dell’agire umano. Temi qui risolti con una perentorietà inusuale, e perturbante. E che sembrano porsi come bilancio estremo di un’intera esistenza. In questo, sostenuti dalla forma breve del madrigale che si presta a un dire incisivo – e a volte tagliente – e dove il poeta rielabora e traduce in cifra assolutamente personale (esattezza e nitore verbale declinati ora con gravità di toni, ora con lampi di pungente ironia) echi del Tasso e della tradizione lirica e musicale cinquecentesca.
All’amarezza, Gianfranco Palmery affida un’identità cromatica, non dissimile da quella riservata nella medicina e filosofia ippocratica alla melanconia e alla bile – “la nera amarezza”, “la verde amarezza” – e conferisce una potenza pervasiva che non risparmia nessun ganglio vitale del corpo: pozione tanto “lieve”, quanto mortale negli esiti: "[…] e si infiltra, si fa come le ganghe / d’oro nelle miniere / s’impietra nel cervello, in vene arterie". E’ dunque il richiamo a un esito fatale, lento ma pur sempre inesorabile, a prevalere e inanellare le ventidue poesie che, sebbene autonome nella loro singola compiutezza, trovano eco e risonanza l’una nell’altra. Sicché dalla lettura complessiva si ricava l’impressione di un unicum, concertato con splendidi fraseggi e variazioni e reiterazioni timbriche, tali da configurare un grande insieme corale.
In copertina un disengo dell'autore
da Amarezze
Madrigali e altre maniere amare
Ah la nera amarezza, la verde
amarezza, bile e fiele,
che fila e filtra il sangue
e mai non si disperde
ma si diffonde lieve
e si infiltra, si fa come le ganghe
d’oro nelle miniere
s’impietra nel cervello, in vene arterie
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