Michele Colafato

Michele Colafato

Nato nel 1948 a Portocannone, in ambiente bilingue, arbëréshe e italiano. La nonna paterna, parlava solo arbëríshte; con i lëtígnte (latini) e con gli zingari comunicava in un dialetto apulo-campano. Grazie al nonno materno, un piccolo agricoltore, che conosceva alcune storie dei cicli cavallereschi trasmessegli a memoria da un capraio, ha appreso il gusto della narrazione. Lo zio materno, professore di lettere classiche, ne ha forse involontariamente sostenuto l’inclinazione verso l’italiano, il latino e il greco. Un prete salesiano gli ha insegnato egregiamente il francese, che ha usato durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa, a bordo della nave Messapia per parlare con una ragazza ebrea che fuggiva dall’URSS, e poi a Nazareth con un coetaneo palestinese.
Alla fine degli anni Sessanta e prima metà dei Settanta ha percorso in lungo e in largo l’Italia per assemblee, manifestazioni, e comizi nel nome di Lotta Continua. Successivamente ha viaggiato per molte terre incrociando famiglie e amicizie nomadi. Nella prima metà degli anni Ottanta ha vissuto a San Francisco e al ritorno in Italia ha scritto le sue prime poesie da adulto in lingua inglese e italiana. Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta è stato più volte in Albania e in Bosnia Erzegovina, ma anche in Oriente. Si è ricostruito una casa nella campagna umbra.
Delle sue peregrinazioni e vicissitudini sì è letta qualche riga su pagine diverse. Ha scritto un libro di interviste a operai della Fiat di Termoli; un libro di saggi su Ivo Andric, Ismail Kadarè, Flannery O’Connor; una biografia a più voci della città di Mostar. Ha anche pubblicato racconti e impressioni su «Linea d’Ombra» e «Nuovi Argomenti»; ricerche e articoli di scienze sociali su riviste accademiche. Ha insegnato Sociologia delle Religioni all'Università di Roma «La Sapienza».
La morte lo ha aggredito il 22 giugno del 2022.


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